I confini fra ruolo e persona nelle azioni di sviluppo individuale - dialoghi con l’ingegnere
In un precedente articolo ho risposto a qualche domanda su come faccio il lavoro che faccio e ho citato il “nuoto a delfino”.
L’espressione si riferisce allo “Stare Un pò dentro e un pò fuori la sfera personale” tipica dei colloqui di sviluppo individuale.
Le persone fanno quello che fanno - infatti - spinte da un drive (*) - o da un perchè - e questo affonda alle radici motivazionali e valoriali profonde: quello che c’è sotto all’iceberg per intenderci.
Se lavori sui comportamenti e sulle modalità relazionali, o di presa in carico dello sviluppo dei collaboratori ad esempio, o dell’ascolto delle esigenze dei collaboratori, o dei clienti .. attingi alla sfera della persona e tu - professionista - sai qual è il confine.
Si parlava di confini perchè il mio collega ingegnere mi ha chiesto se mi accorgo - da psicologa del lavoro - dei problemi personali delle persone con cui lavoro.
I confini vanno rispettati. Punto.
Certo, sento nella mia pancia:
- a volte la gioia,
- la sofferenza,
- la rabbia,
- l’incapacità di esprimere emozioni,
- l’aggressività,
- la soddisfazione, l
- a paura e ogni sfumatura delle disponibili dal punto di vista delle emozioni.
A volte restituisco come mi sento io.
A volte mi prendo dei rischi e, se credo che il patto non stia funzionando, lo dico e ipotizzo anche il perchè.
C’è sempre un momento in cui si deve stabilire il “patto” infatti, e non è mai solo una questione razionale; riguarda anche l’investimento del soggetto nel lavoro specifico ed è fondamentale per iniziare a lavorare insieme, altrimenti stiamo perdendo tempo in due.
Ogni volta è diverso e il bello del mio lavoro è che ogni persona lo è.
Ogni volta hai a che fare con un mondo unico e tu devi avere chiaro che lavori solo su quella parte della persona che entra nel ruolo in virtù del livello di discrezionalità, di responsabilità e di competenze relazionali richieste dalla situazione.