Silvia Ghisio

Il confine fra ruolo e persona nelle azioni di sviluppo individuale

Il confine fra ruolo e persona nelle azioni di sviluppo individuale

Il confine fra ruolo e persona nelle azioni di sviluppo individuale



I confini fra ruolo e persona nelle azioni di sviluppo individuale - dialoghi con l’ingegnere 

In un precedente articolo ho risposto a qualche domanda su come faccio il lavoro che faccio e ho citato il “nuoto a delfino”.


L’espressione si riferisce allo “Stare Un pò dentro e un pò fuori la sfera personale” tipica dei colloqui di sviluppo individuale.
Le persone fanno quello che fanno - infatti - spinte da un drive (*) - o da un perchè - e questo affonda alle radici motivazionali e valoriali profonde: quello che c’è sotto all’iceberg per intenderci.

Se lavori sui comportamenti e sulle modalità relazionali, o di presa in carico dello sviluppo dei collaboratori ad esempio, o dell’ascolto delle esigenze dei collaboratori, o dei clienti .. attingi alla sfera della persona e tu - professionista - sai qual è il confine. 






Si parlava di confini perchè il mio collega ingegnere mi ha chiesto se mi accorgo - da psicologa del lavoro - dei problemi personali delle persone con cui lavoro.


I confini vanno rispettati. Punto.

Certo, sento nella mia pancia:
  • a volte la gioia,
  • la sofferenza,
  • la rabbia,
  • l’incapacità di esprimere emozioni,
  • l’aggressività,
  • la soddisfazione, l
  • a paura e ogni sfumatura delle disponibili dal punto di vista delle emozioni.

A volte restituisco come mi sento io. 

A volte mi prendo dei rischi e, se credo che il patto non stia funzionando, lo dico e ipotizzo anche il perchè. 

C’è sempre un momento in cui si deve stabilire il “patto” infatti, e non è mai solo una questione razionale;  riguarda anche l’investimento del soggetto nel lavoro specifico ed è fondamentale per iniziare a lavorare insieme, altrimenti stiamo perdendo tempo in due.






Ogni volta è diverso e il bello del mio lavoro è che ogni persona lo è. 

Ogni volta hai a che fare con un mondo unico e tu devi avere chiaro che lavori solo su quella parte della persona che entra nel ruolo in virtù del livello di discrezionalità, di responsabilità e di competenze relazionali richieste dalla situazione. 





Questo lo specifico sempre, giusto per chiarire i confini del nostro lavoro, e disegno i miei soliti “pallozzi”… ti parlerò di che cosa dipende da te, che cosa puoi influenzare e invece che cosa è una regola del gioco…. A volte basta vederlo disegnato per comprendere che i confini sono uno di quegli aspetti ovvi e quindi poco trattati.

Se abbiamo lavorato insieme ti ricorderai di questo perchè ti racconto anche sempre il PERCHE’ io ci tenga molto! Se non abbiamo lavorato insieme chiedimelo e sarò felice di raccontarti quella piccola storia..



Certamente utilizzo una delle mie caratteristiche: la sensibilità.  Mi consente di “sentire” oltre che “ascoltare” quello che una persona racconta e di mettermi nei suoi panni senza giudicare. Sono attenta al doppio canale, cognitivo ed emotivo, razionale ed affettivo e questo secondo aspetto è fondamentale. Mi viene bene di solito perchè uso la mia caratteristica più “fastidiosa” :).

In azienda infatti non si porta solo il cervello, sei d’accordo anche tu?

Le azioni di sviluppo individuale sono  quindi una tipologia di relazione di aiuto finalizzata ad obiettivi precisi:

  • in ambito lavorativo 
  • concordati con la persona, 
  • condivisi con il responsabile e con hr dell’azienda 
  • inseriti formalmente in un goal Setting 
  • che poi saranno oggetto di feedback e di valutazione. 


Posso offrire qualche rimando e magari suggerire di lavorarci, in certi casi, se arriva sul tavolo “uno scheletro” a cui daremo un nome decidendo su quale parte possiamo lavorare noi lì e dove invece lavorarci fuori dall’azienda, dal nostro setting e con altri colleghi (psicoterapeuti).

Seguo un approccio basato sul metodo Grow di Whitmore il che consente comunque di lavorare con il vissuto. 
Es: come ti sentivi mentre urlavi in sala riunioni?… Che cos’altro avresti potuto fare? Che cosa farai in una situazione simile? Quale strategia puoi utilizzare per riconoscere il tuo stato d’animo e gestirlo? A mia volta ho avuto un coach che seguiva questo metodo.

Il bello di lavorare con obiettivi definiti è che comprendi quando sei giunto ai risultati… :)

Porto quindi nello zaino tutto quello che so e tutto quello che ho sperimentato. Anche io - come il cliente - sono lì in virtù del mio incarico in azienda e sono una persona. 

Il tutto presuppone responsabilità per entrambe le parti

Scrivimi se desideri lavorare sulla tua efficacia lavorativa. 

Come consulente di carriera aiuto le persone a stare bene sul lavoro e a raggiungere risultati eccellenti, nel rispetto della loro sfera personale. 

Silvia Ghisio 







Siamo già connessi?