Silvia Ghisio

Lavoro stress e burn out. Perché fermarsi prima.

Lavoro stress e burn out. Perché fermarsi prima.

Lavoro stress e burn out. Perché fermarsi prima.



Lo stress è attivazione e in molti sostengono da tempo che sia da “girare” a proprio vantaggio e che può essere anche qualcosa di positivo. 

Lo stress ti sostiene e ti aiuta ad ottenere buone performance. 

Vero, perché se sei troppo poco “attivato” chi te lo fa fare di buttarti anima e corpo nell’esecuzione di compiti veloci e urgenti, nella ricerca spasmodica di clienti perché il forecast te lo sogni di notte, nel turbinio di eventi e di pubbliche relazioni utili al business e nella pubblicazione di post quotidiani sui principali social network utili al personal branding? 

Poi ti capita di svegliarti di notte perché ti sei ricordata, stavi sognando o che cosa? Di quella mail che hai scritto poco prima di spegnere il pc e non sei sicura di aver messo tutte le persone interessate in copia.
Poi, magari, ti capita di perdere il bancomat e di scoprire che l’hai lasciato lì, qualche settimane prima, allo sportello, ma proprio non te n’eri accorta perché sono quei gesti automatici a cui non pensi. Come quando metti la freccia per uscire dal parcheggio, guardi nello specchietto e attendi il tuo turno,, a no esci e basta e tocchi l’auto che stava passando in carreggiata. Poi dimentichi le chiavi di casa in ufficio (perché poi?) O - peggio - il telefono aziendale a casa. 
A chi non è mai capitato? Solo a titolo di esempio e senza entrare nel dettaglio delle relazioni di lavoro.



Immagine curva dello stress - correlazione stress e prestazione - mie slide.


“Questa sei tu??? Si qualche anno fa… quasi irriconoscibile…!”
Mi chiama Luciana perché ha trovato un ricordo comune in Facebook e invita ad andare a vedere. Mi guardo e provo tenerezza, quasi non mi riconosco, stanchezza negli occhi, volto tirato, poca energia….

In quel periodo ricoprivo un importante ruolo in una bella azienda, correvo ogni giorno in pausa pranzo (dieci chilometri) e / o giocavo a tennis con il solo scopo di buttar fuori, di liberare la mente e di creare, come dicevo, o mi raccontavo. 
Lavoravo tanto e spesso anche il sabato e durante le feste, ma quando sei nel frullatore e i risultati sono in linea con il budget pensi solo sia parte del tuo dovere e non fai caso alla fatica. 
Tra l’altro - come per molti - anche il tempo libero lo usavo per aggiornarmi (lo faccio ancora) o per rispondere alle mail dal mio telefono aziendale, non ancora uno smartphone e quindi dovevo digitare sulla mini tastiera ogni parola (chi si ricorda?). 

Avevo anche qualche preoccupazione - come molti - a casa e nel tempo libero cercavo di vedere persone. Ricordo che a volte ero però talmente stanca che l’ennesima telefonata della giornata risultava eccessiva e tagliavo corto, anche se magari era una persona cara. Si hai capito bene e non me ne vanto. Il fatto è che a volte pensiamo sia bello e importante essere utili agli altri (clienti, colleghi, capo…) e quindi viviamo in una sorta di adrenalina costante e divertente: esistono le endorfine da super lavoro? Si! 

Si chiama workaholic e non è una bella situazione.

A un certo punto il mio corpo ha dato segnali di non essere d’accordo con quello stile di vita frenetico e apparentemente sano ….. più professionisti hanno diagnosticato stress come causa di continui piccoli fastidi. 

Uno dei tanti interpellati mi fece chiudere gli occhi con le braccia distese e le mani rivolte verso terra e poi mi chiese di camminare sul posto. MI fermò con le sue mani dicendo che di certo era l’adrenalina a sostenermi e che erano evidenti i segni di stress nei miei movimenti e nei mie esami. 

Mi chiese se avessi preoccupazioni lavorative e che in effetti poteva essere un motivo valido per il mio stato di salute. 

Non mi diede soluzioni, solo l’indicazione di badare a me stessa e di non chiedere troppo (a me stessa). 

Dato che nulla è per sempre … qualche tempo dopo mi consegnarono la lettera di licenziamento per motivi economici aziendali ed ebbi poco tempo per coccolarmi perché pagavo l’affitto ed ero l’unica responsabile dell’economia di casa  ..… bella botta eh… Si. 

Poi sono stata anche grata perché - come dice Steve Jobs il bello di ripartire dal foglio bianco è la leggerezza del neofita … o qualcosa del genere [nel famoso discorso agli studenti di Standford… l’hai sentito vero? ]. Ora che ne scrivo mi sento grata il doppio, nonostante la fatica di riprendere le redini della libera professione con il mondo fuori che era cambiato. 

Scrivo per ricordarmi e ricordare che ci sono alcuni segnali a cui prestare attenzione prima che sia il nostro corpo a dirci basta…. 




L' Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha riconosciuto il burnout come un fenomeno occupazionale, una sindrome -  attenzione - non malattia nel 2019 

Il burnout è il risultato di uno stress cronico sul posto di lavoro che non è stato gestito con successo.

“Il termine burn-out – traducibile in italiano con bruciato, esaurito, scoppiato – esprime con un’efficace metafora il bruciarsi – logorio professionale – della persona. 

In generale non esiste un’equazione puntuale tra stress lavorativo e ambiente lavorativo: lo stesso ambiente può essere stressate per un soggetto e motivo di crescita professionale per un altro. 

E’ dal rapporto soggettivo tra le caratteristiche individuali e il confronto con l’attività lavorativa che scaturisce o meno una condizione di distress lavorativo. 
A parità di condizioni organizzative, ogni persona reagisce in maniera diversa; vi possono essere indubbiamente delle strutture organizzative altamente stressanti in cui è impossibile qualsiasi interazione, ma mediamente ogni ambiente presenta, in rapporto al periodo di osservazione, aspetti positivi e aspetti negativi.  

L’interazione del singolo soggetto con la specificità dell’ambiente determina quindi una risposta più o meno positiva in termini di adattamento.” 

  • Il burnout non è una colpa del soggetto, si ribadisce in ogni corso sulla prevenzione dello stress… 

  • Il burn out è una sindrome stressogena non riconosciuta e non gestita che causa malessere a diversi livelli. Non è quindi lo stress il problema, ma non accorgersi del limite che si sta valicando…

  • Il burn out può colpire tutti i lavoratori, anche i professionisti e non solo chi si occupa di relazioni di aiuto. 
  • AvvocatiPresidi , tutte le categorie di lavoratori o studenti impegnati nel lavoro a distanza come sperimentato durante la pandemia. Hai sentito parlare della zoom fatigue? 

La nostra responsabilità è quindi accorgerci se siamo sotto stress, se lo stress ha superato la curva gaussiana… 

Segnali che siamo sotto stress: 

  • Irritabilità 
  • Scarso appetito (o troppo)
  • Risvegli notturni 
  • Pensieri veloci e impossibilità o fatica a “spegnere” il cervello, soprattutto quando cerchi di dormire
  • Mal di stomaco
  • Irritazioni 
  • Insorgere di allergie improvvise
  • Asma
  • Scarsa memoria 
  • Difficoltà di concentrazione

Perché si ingrassa quando si è sotto stress? 

  • Per effetto del cortisolo che diffonde zuccheri in tutto il corpo per essere preparati all’evento “minaccia”
  • Per effetto delle modalità consolatorie emotive e negative (cerchiamo consolazione in cose che alla lunga fanno male) che portano a mangiare di più cose poco sane. 

Chi decide quando è il momento di fermarsi?
Se non lo fa il nostro amor proprio lo fa il sistema - il nostro corpo - che va in tilt perché si è superato il limite.

Il fatto di ascoltarsi e accorgersi di come stiamo, può preservarci dalla sindrome.

Riusciamo da soli a tornare in equilibrio da uno strato di stress, la stessa cosa non avviene con il burn out. In tal caso possiamo solo chiedere aiuto. 

Allora che cosa fare? 

  • Volersi bene, sembra una cosa scontata eppure… le numerose persone che ho incontrato in aula in questi anni dichiarano di non trovare tempo per Sè, ad esempio, nemmeno qui venti minuti al giorno per meditare, fare sport, curare le piante di casa, giocare con il gatto, oppure concedersi un bagno caldo. Possibile? [si lo è, ho provato …]
  • Trattarsi con gentilezza, trattarsi bene significa anche esprimere i propri bisogni e decidere di farsi aiutare, magari. 
  • Leggere 
  • Praticare sport 
  • Cucinare
  • Riposare. E comunque la qualità del sonno è fondamentale
  • Concedersi spazio per chicchere (o uscite) con gli amici…
  • Meditare
  • Pregare 
  • Praticare nuove routine 
  • Lasciar andare
  • Disconnettersi dai dispositivi digitali
  • Scrivimi altre buone pratiche che hai sperimentato tu. 
Le capacità con cui ognuno fronteggia una situazione stressante si chiamano meccanismi di coping e sono responsabili della capacità di resilienza di ognuno. E dato che siamo tutti diversi non esiste una regola buona per tutti. 


Se ti interessa l’argomento ho selezionato qualche testo






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Fra i miei servizi, oltre alla formazione, offro occasioni di consapevolezza attraverso l’utilizzo di alcuni test validati scientificamente e per i quali sono assessor certificata. 

Uno in particolare consente di sapere se stai bene nel tuo attuale ruolo oppure se presenti sintomi di stress. Lo strumento è accurato e suggerisce alcune ipotesi distinguendo fra motivazioni lavorative e frustrazioni personali. La valutazione dello stress in azienda presenta sempre elementi soggettivi ed è quindi di non facile standardizzazione. 

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Se ti è stato utile l’articolo condividilo e citami e grazie per la gentilezza :)

Silvia

Silvia Ghisio
energiaPura - il lavoro sostenibile è rispettoso della salute e del benessere delle persone.

Psicologa del lavoro, dopo la laurea e l’abilitazione ho lavorato in consulenza di direzione per diversi anni prima di entrare in azienda a crescere come responsabile employer branding, Hr business partner, per poi passare alle relazioni esterne e agli eventi formativi. 
Collaboro con diverse agenzie di formazione che mi cercano quando si tratta di trattare alcuni temi fra cui: Soft skills, Stress management, Digital customer care. 
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