Le parole sono importanti, e se decidiamo di parlare di emozioni dobbiamo farlo con proprietà di linguaggio, anche perchè molti di noi hanno una grande opportunità oggi: quella di restare con noi stessi e di ascoltarci.
Possiamo - se non l’abbiamo mai fatto - stare a casa ed entrare in contatto con quel mondo interno a cui abbiamo rinunciato molte volte in onore della prestazione, della corsa contro il tempo; ecco adesso forse è il momento in cui possiamo riconnetterci con noi stessi e con gli altri.
Non avevo mai scritto a quattro mani e sono grata a Maria Cento, la collega psicologa, esperta in ipnosi ed EMDR e segretario dell’Associazione Giovani Psicologi della Lombardia, che con delicata empatia ha saputo sintonizzarsi con le mie parole e completare alcuni appunti che avevo steso su un foglio bianco.
Ne è nato un racconto che speriamo potrà servire e che decidiamo di mettere in comune.
In questo periodo ho leggiucchiato cose in rete:
“la paura va dominata…” la paura va repressa…(io non credo)
“..è utile riconoscere e accettare la Paura: la paura non è il panico” (vero)
“la preoccupazione non è l’angoscia” (vero)
La paura è quell’istinto primordiale che ci salva la vita.
E’ un’emozione salvifica che attraverso l’attivazione del sistema simpatico, permette di avviare tutte quelle risposte di sopravvivenza alle minacce che vengono percepite e quindi, se si esprime in modo funzionale, proprio grazie alla paura possiamo agire in un modo protettivo, per noi e per gli altri.
La difficoltà di questa situazione è che scappare non serve. Anche negare che ci sia qualcosa da cui scappare non serve.
Per salvarci la vita e salvarla agli altri, per proteggerci e proteggere, dobbiamo “stare”.