Silvia Ghisio

Chi fa il mio mestiere non è necessario

Chi fa il mio mestiere non è necessario

Chi fa il mio mestiere non è necessario



E’ stato un primo trimestre denso.
Di quelli multilivello. Dove rispetti le scadenze che ti sei data e ti fermi solo un po'.
L’ufficio nuovo, l’entusiasmo, gli incontri di persona, i colloqui individuali. Questo mestiere impone tempi per Sé, per rielaborare e restituire quanto si è visto ed ascoltato, con le parole giuste, precedute da un “forse” da un “si potrebbe”, da un “si propone”.
Chi fa il mio mestiere non giudica; osserva, ascolta, restituisce, propone, crea.
Chi fa il mio mestiere non è necessario; del resto se le aspettative fossero chiare, se le metriche fossero implementate, se le persone lavorassero felici e i clienti fossero soddisfatti, allora il gruppo non avrebbe bisogno di un consulente esterno. A volte tuttavia è più facile parlare davvero con un estraneo, un esterno, una persona che almeno in quel momento è lì per te, per comprendere. Le persone hanno bisogno di essere capite, comprese e apprezzate per chi sono e per il valore che generano dentro le organizzazioni. Da voi si fa?
La relazione a gran titolo è parte di quell’ambiente abilitante che favorisce la creazione di valore. Una volta un imprenditore mi raccontava con rammarico di quanto la sua reception pullulasse di consegne Amazon, cose ordinate in orario di lavoro e consegnate in azienda, acquisti privati. Su un vecchio quaderno blu conservo la domanda scritta in verde: “Vuoi dire che in attesa dei feedback si rivolgono a chi ti risponde al massimo in 24 ore”? Forse.
Fatto sta che chi fa il mio lavoro prende continue decisioni in un ambiente che cambia veloce fra un incontro e l’altro. Fatto sta che chi lavora da solo è un ologramma di un’organizzazione snella che deve essere brava a gestirsi e a gestire. Non esiste un prototipo, non esistono certezze se non una parola data e ricevuta.
Chi fa il mio lavoro ha bisogno a propria volta di essere compreso perché certi pezzi di back office sono da gestire, nei fine settimana, alla sera, o al mattino presto magari. Le scadenze sono scadenze.
Oggi ci sono ancora persone che non si portano il lavoro a casa, o meglio, che credono sia così. Sono convinta invece che il lavoro sia una componente importante per ognuno e che ci si porti più di quanto non si creda. Stipendio a fine mese a parte, l’ufficio è una piccola o grande comunità, è un luogo di relazione, un ambiente dove ognuno è chiamato ad esprimere le proprie capacità, dove ognuno ha l’occasione per sperimentarsi, anche per darsi delle risposte. Fosse solo per poche ore.  Il “per sempre” non esiste più, a maggior ragione in azienda. Leggi il giornale vero? Nel caso informati, fatti un giro sui motori di ricerca con le offerte di lavoro. Che cosa vedi? Qualcosa è cambiato vero?
Sono per l’innovazione e per le soluzioni creative. Invito quindi tutti a guardare fuori dalla finestra, dell’ufficio di periferia, nella zona industriale e magari la fabbrica di fronte ha già chiuso; in pieno centro città, dove ognuno lavora per 3 perché le assunzioni sono bloccate da tempo, oppure si assumono solo apprendisti o solo over 50 solo se ci sono gli incentivi.
Non è mio desiderio fare polemica. Qualcuno mi ha chiesto di “fare da sveglia” ecco: apriamo gli occhi. Là fuori c’è un mondo!
Sono i gesti quotidiani di coraggio e amore che ci danno l’opportunità di STARE BENE.
Lavorare con la molletta al naso in contesti aridi e solo per il 27, quanto costa in realtà?  
Quanto vale l’amore per quello che si fa? Non mi sarei mai licenziata in nome della responsabilità verso la mia famiglia, eppure sono grata a quel signore che ha deciso per me, perché mi ha offerto l’occasione di riprendere in mano un pezzo per volta anche la mia vita. A quanto pare non sono l’unica.
“Nella mia nuova vita esco alle 17,30, andiamo a berci un aperitivo, così ci parliamo” … non potevo credere che dopo anni di servizio incondizionato Lucia – altro nome di fantasia - potesse porsi dei limiti. “I 40 anni regalano coraggio e lucidità”.
Il lavoro è solo lavoro alla fine e se non è accompagnato da umanità lo si ridimensiona per quello che è.
Il cuore oltre l’ostacolo lo si riporta a casa, in famiglia, forse. Perché qualcuno vive male l’incertezza e quindi tutto diventa più pauroso, anche “metterla su” la famiglia. Ti torna?
Ora penserai che questa mattina mi sia svegliata male. Può darsi. Chi fa il mio lavoro cerca di restituire il piacere di sorridere e amare quello che si fa, perché il tempo di lavoro è comunque un pezzo di vita e il tempo è la risorsa più preziosa che abbiamo. Oggi mi prendo del tempo.
La vita è una serie di decisioni, che almeno siano buone per Sé, che siano condivisibili; ci vuole tanto per costruire e poco per distruggere a volte.
In questo trimestre ho fatto il tifo, in certi casi, che si chiudessero alcuni rapporti di lavoro, lo ammetto.
In certi casi chiudere un contratto restituisce pezzi di vita.
Ho ascoltato situazioni al limite della sopportazione in nome di non so che cosa: forse potere? Forse policy? Forse politica? Forse riduzione dei costi? C’e un modo sostenibile anche per chiudere i rapporti di lavoro e la differenza – a mio parere - la fanno sempre le persone.
Forse c’è molto bisogno di ricentrarsi e di attribuire nuovi pesi, nuovi criteri di valutazione, nuove forme di sostenibilità. Lavorare in certi ambienti non è sostenibile. Meglio uscire e rinascere.
Per sostenibilità intendo l’equilibrio con l’umanità e il potenziale delle persone, se ti certifichi e non curi le persone, non le ascolti, ti manca un pezzo importante, a mio parere: la fiducia del tuo primo cliente.
La mia giornata è virata assieme ad inaspettata bellezza e situazioni di cui essere grati, come un thè con una torta fatta in casa parlando di lavoro, inclusione e amore.
Auguro a tutti una buona Pasqua.
Ho iniziato questo scritto dal mio ufficio di Milano e lo concludo a casa qualche chilometro più in là col lo scricchiolio del caminetto vero come sottofondo. Ho anche traslocato.
C’è bisogno di bellezza in questo mondo e chi fa il mio lavoro la ricerca attivamente.
Buona settimana di cose semplici e importanti.
Silvia



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